Molte sostanze chimiche note con la sigla EDC (Endocrine Disrupting Chemicals) sono note per interferire con i sistemi endocrini degli animali.
Esse si accumulano nei tessuti del corpo e sono persistenti nell’ambiente e rinvenibili, anche a concentrazione elevata, anche lontano dai luoghi in cui sono state usate.
Tali sostanze hanno un impatto sul sistema endocrino in quanto agiscono da stimolatori o inibitori dell’attività ormonale determinando alterazioni dei processi riproduttivi e dello sviluppo e quindi rappresentano un rischio per l’uomo tra i quali disturbi della fertilità e alterazioni dello sviluppo endocrino e riproduttivo.
Secondo alcuni studi infatti la diminuzione delle rane nel mondo è imputabile uno di questi composti ovvero l’atrazina che trasformerebbe le rane maschio in ermafroditi, dotati di organi sessuali sia maschili che femminili e con un livello di testosterone inferiore a quello che si misura nelle femmine.
L’atrazina appartiene alla categoria delle clorotriazine il cui nome I.U.P.A.C. è 2-cloro-4-etilammino-6-isopropilammino-1,3,5-triazina e ha struttura
L’atrazina fu sintetizzata nei laboratori della Geigy a partire dalla 2,4,6-Tricloro-1,3,5-triazina
per trattamento dapprima con la etilammina e successivamente con l’isopropilammina.
L’atrazina è un erbicida che agisce con il processo fotosintetico e sebbene in Italia sia vietata fin dal 1992 viene utilizzata in molti paesi come gli USA.
Venne introdotta nel 1958 per il controllo delle erbe infestanti a foglia larga che interferiscono con la crescita nelle del mais, saggina e canna da zucchero e altre colture e, nei paesi dove è ancora diffusa è usata anche per altri scopi come, ad esempio, da diserbante nei campi da golf. Il mais è infatti una delle colture più sensibili alla competizione delle erbe infestanti, specialmente nelle prime fasi di sviluppo e, in presenza di condizioni climatiche sfavorevoli, può subire notevoli ritardi nello sviluppo, con conseguente posticipo della fioritura e perdite di produzione anche molto elevate.
L’utilizzo dell’atrazina porta a un’elevata concentrazione nelle acque sotterranee e nelle acque superficiali anche in zone lontane da quelle di applicazione. L’atrazina rimane infatti per mesi e in taluni casi per anni nel suolo fino a quando migra nelle falde acquifere dove si degrada lentamente
Nonostante sia stata bandita in Italia da molti anni si riscontra che il livello di atrazina nella pianura padana è calato notevolmente nelle acque superficiali ma nelle acque sotterranee e specialmente nei bacini acquiferi profondi non si sono riscontate diminuzioni significative.
Inoltre il divieto è stato aggirato con l’utilizzo di miscele di sostanze contenenti la terbutilzina che, secondo studi effettuati, ha effetti analoghi a quelli dell’atrazina.