L’acido esadecanoico noto come acido palmitico è un acido grasso saturo presente negli animali e nelle piante contenente 16 atomi di carbonio
L’acido palmitico è contenuto nell’olio di palma ma è presente in particolare nelle carni, latticini, burro di arachidi e di cacao, margarina e nel cocco.
Fu ottenuto nel 1840 dal chimico francese Edmond Frémy per saponificazione dell’olio di palma metodo tuttora utilizzato dalla grande industria.
L’acido palmitico è l’acido grasso saturo più comune presente nel corpo umano e può essere fornito nella dieta o sintetizzato da altri acidi grassi, carboidrati e amminoacidi.
La biosintesi dell’acido palmitico inizia con la conversione del citrato in acetil-CoA e poi in malonil-CoA, che viene quindi allungato per formare palmitato e altri acidi grassi a catena più lunga grazie all’azione degli enzimi acetil-CoA carbossilasi e l’acido grasso sintasi.
L’acido palmitico viene metabolizzato tramite degradazione ossidativa esubisce una varietà di reazioni che potano alla formazione di acido stearicoo, acido oleico, acido palmitoleico e acido miristico.
Dopo l’ossidazione o la conversione in altri acidi grassi a catena lunga lo scheletro di carbonio dell’acido palmitico viene immagazzinato sotto forma di colesterolo esterificato o restituito al plasma, a seconda dello stato nutrizionale dell’organismo.
Secondo molti studi l’acido palmitico viene collegato all’aumento di malattie cardiovascolari aumentando il livello di colesterolo LDL.
Per questo motivo l’industria alimentare ha abolito quasi del tutto l’utilizzo dell’acido palmitico, particolarmente economico, nei biscotti, prodotti da forno e dolci che vengono pubblicizzati come “senza olio di palma” utilizzato in precedenza per conferire gusto, consistenza, friabilità e croccantezza ai loro prodotti.
L’olio di palma di cui l’Italia è uno dei maggiori paesi importatori viene utilizzato per la produzione di biocarburanti, per ottenere saponi, unguenti, pomate e prodotti cosmetici