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Orbitali atomici

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orbitali atomici

Gli orbitali atomici sono le regioni dello spazio intorno al nucleo di un atomo dove è più probabile trovare un elettrone. Questo concetto, che oggi rappresenta una delle basi fondamentali della chimica e della fisica moderna, nasce come evoluzione dei modelli atomici classici e si sviluppa grazie alla meccanica quantistica.

In passato, si pensava agli elettroni come particelle che orbitavano intorno al nucleo seguendo traiettorie precise, come i pianeti intorno al Sole. Tuttavia, con il progresso della scienza, si è compreso che questa visione era troppo limitata per descrivere la complessità e la natura probabilistica del mondo atomico.

Gli orbitali atomici non sono quindi delle orbite nel senso classico del termine, ma piuttosto delle nuvole di probabilità, che descrivono la distribuzione spaziale degli elettroni attorno al nucleo. Comprendere la forma, l’energia e la disposizione di questi orbitali è essenziale per spiegare le proprietà chimiche degli elementi, la formazione dei legami e le strutture delle molecole.

La comprensione degli orbitali atomici è essenziale per spiegare la struttura elettronica degli atomi e, di conseguenza, le proprietà chimiche degli elementi, come la reattività, la capacità di formare legami, la polarità e persino il colore di alcune sostanze.

La nascita del concetto di orbitali atomici

Il concetto di orbitali atomici nasce come una risposta alle limitazioni dei modelli atomici precedenti. Nei primi del Novecento, il modello atomico di Bohr rappresentava un passo fondamentale verso la comprensione della struttura atomica, immaginando gli elettroni che ruotano attorno al nucleo su orbite circolari ben definite, con energie quantizzate. Questo modello spiegava in modo semplice alcuni fenomeni, come le righe spettrali dell’idrogeno, ma non era in grado di descrivere accuratamente il comportamento degli elettroni in atomi più complessi.

La svolta avviene con lo sviluppo della meccanica quantistica, in particolare grazie al lavoro di Erwin Schrödinger. Nel 1926, Schrödinger formulò un’equazione matematica costituita dall’equazione di Schrödinger  che descrive il comportamento delle particelle subatomiche, come gli elettroni, in termini di probabilità.

Secondo questa nuova visione, l’elettrone non segue un’orbita precisa come un pianeta, ma si comporta come un’onda che si distribuisce nello spazio intorno al nucleo. La funzione matematica che descrive questa distribuzione è la funzione d’onda (ψ), la cui interpretazione probabilistica, proposta da Max Born, porta al concetto di densità di probabilità: la probabilità di trovare l’elettrone in una determinata regione dello spazio.

Queste regioni di maggiore densità di probabilità sono ciò che chiamiamo orbitali atomici. Gli orbitali, quindi, non rappresentano traiettorie o percorsi precisi, ma zone tridimensionali in cui c’è una maggiore probabilità di trovare un elettrone.

La nascita del concetto di orbitali atomici ha rivoluzionato la chimica e la fisica, permettendo di comprendere in modo più profondo la struttura elettronica degli atomi, la formazione dei legami chimici e le proprietà delle sostanze.

Funzioni d’onda e densità elettronica

Il concetto di orbitale atomico nasce dalla soluzione dell’equazione di Schrödinger per l’elettrone in un atomo. Questa soluzione matematica fornisce una funzione chiamata funzione d’onda (ψ), che descrive lo stato quantistico dell’elettrone. Tuttavia, la funzione d’onda in sé non ha un significato fisico diretto: essa può assumere valori positivi, negativi o complessi e rappresenta piuttosto una descrizione matematica delle proprietà ondulatorie dell’elettrone.

Il significato fisico emerge quando si considera il modulo della funzione d’onda al quadrato, |ψ|², che rappresenta la densità di probabilità di trovare l’elettrone in una determinata regione dello spazio. In altre parole, |ψ(x,y,z)|² fornisce la probabilità di localizzare l’elettrone in un punto preciso nelle coordinate spaziali.

La rappresentazione grafica di |ψ|² nello spazio tridimensionale dà origine alla densità elettronica o distribuzione di probabilità dell’elettrone. Gli orbitali atomici sono quindi regioni dello spazio in cui la densità elettronica ha valori significativi: non esistono confini netti, ma è possibile identificare le zone in cui la probabilità di trovare l’elettrone è massima.

La densità elettronica dipende sia dal numero quantico principale (n) sia da quelli secondari (l e mₗ). Ad esempio, negli orbitali s la densità elettronica è massima al centro dell’atomo, mentre negli orbitali p la densità si distribuisce in due lobi ai lati del nucleo. Negli orbitali d e f, la densità elettronica assume geometrie ancora più complesse, con nodi e lobi multipli.

La comprensione delle funzioni d’onda e della densità elettronica è fondamentale per prevedere il comportamento degli atomi, la formazione dei legami chimici e le proprietà delle molecole. In effetti, tutta la chimica si basa sulla distribuzione della densità elettronica: essa determina come e dove avvengono le interazioni tra gli atomi.

I numeri quantici e la descrizione degli orbitali

Per descrivere la forma, l’energia e l’orientamento degli orbitali atomici, la meccanica quantistica introduce un insieme di numeri chiamati numeri quantici. Ogni orbitale è caratterizzato da un insieme specifico di numeri quantici, che ne definiscono le proprietà fondamentali. Questi numeri sono quattro:

Numero quantico principale (n): indica il livello energetico principale dell’orbitale e la sua dimensione. Può assumere valori interi positivi (n = 1, 2, 3, …). All’aumentare di n, l’energia dell’orbitale aumenta e l’elettrone si trova mediamente più lontano dal nucleo.

Numero quantico secondario o azimutale (l): definisce la forma dell’orbitale e può assumere valori interi da 0 a (n – 1). A ogni valore di l corrisponde un tipo di orbitale:

l = 0 → orbitale s (forma sferica)

l = 1 → orbitale p (forma a doppio lobo)

l = 2 → orbitale d (forme più complesse)

l = 3 → orbitale f (forme ancora più complesse)

Numero quantico magnetico (mₗ): determina l’orientamento spaziale dell’orbitale e può assumere valori interi compresi tra –l e +l, inclusi. Ad esempio, per l = 1 (orbitale p), mₗ può valere –1, 0 o +1, corrispondenti ai tre orientamenti possibili (pₓ, pᵧ, p).

Numero quantico di spin (mₛ): è legato alla proprietà intrinseca dell’elettrone chiamata spin. Può assumere solo due valori: +½ o –½. Questo numero quantico è fondamentale per il principio di esclusione di Pauli, secondo cui in un orbitale non possono coesistere due elettroni con lo stesso set di numeri quantici.

L’insieme dei numeri quantici fornisce una descrizione completa dell’orbitale e degli elettroni che lo occupano. La comprensione di questi concetti è cruciale per spiegare la struttura elettronica degli atomi, la tavola periodica e le proprietà chimiche degli elementi.

Le forme degli orbitali atomici: s, p, d, f

Uno degli aspetti più affascinanti degli orbitali atomici è la loro forma, che dipende dal valore del numero quantico secondario (l). La forma degli orbitali atomici non è solo una curiosità geometrica, ma ha profonde implicazioni sulla chimica degli elementi e sulla loro capacità di formare legami.

Orbitali atomici s

Gli orbitali atomici s (l = 0) hanno una forma sferica e sono caratterizzati da una simmetria perfetta intorno al nucleo. Il primo orbitale s è quello dell’idrogeno (1s), ma ogni livello energetico (n) ha un proprio orbitale s. Nonostante la loro forma semplice, anche gli orbitali s presentano nodi: regioni sferiche in cui la probabilità di trovare l’elettrone è nulla.

Orbitali atomici p

Gli orbitali atomici p (l = 1) hanno una forma a doppio lobo o a “manubrio”. Sono tre per ogni livello energetico (pₓ, pᵧ e p), orientati lungo i tre assi cartesiani. Gli orbitali p iniziano a comparire a partire dal secondo livello energetico (n = 2). La forma a due lobi riflette la distribuzione di probabilità dell’elettrone, con una regione nodale (un piano) che attraversa il nucleo.

Orbitali atomici d

orbitali d
orbitali d

Gli orbitali atomici d (l = 2) hanno forme ancora più complesse, con quattro lobi o con una ciambella intorno a due lobi principali. Sono cinque per ogni livello energetico, e iniziano a comparire a partire dal terzo livello (n = 3). Queste forme permettono agli orbitali d di giocare un ruolo importante nella chimica di transizione e nella formazione dei complessi di coordinazione.

Orbitali atomici f

Gli orbitali atomici f (l = 3) hanno geometrie ancora più intricate, con forme che comprendono fino a otto lobi. Sono sette per ogni livello energetico e compaiono a partire dal quarto livello (n = 4). Gli orbitali f sono fondamentali nella chimica dei lantanidi e degli attinidi, contribuendo alle loro proprietà magnetiche e ottiche peculiari.

L’energia degli orbitali atomici e il principio dell’Aufbau

orbitali f
orbitali f

Gli orbitali atomici non sono tutti equivalenti in termini di energia: ogni orbitale ha un’energia caratteristica, che dipende principalmente dal numero quantico principale (n) e dal numero quantico secondario (l). L’energia degli orbitali riflette la posizione e il movimento degli elettroni intorno al nucleo e ha un ruolo cruciale nella determinazione della struttura elettronica degli atomi.

Negli atomi polielettronici, la presenza di più elettroni introduce interazioni di repulsione e schermatura, e quindi l’energia degli orbitali atomici dipende sia da n che da l. In particolare, per un dato n, l’energia degli orbitali segue l’ordine:
s < p < d < f.

Per organizzare la disposizione degli elettroni negli orbitali atomici, si utilizza il principio dell’Aufbau (dal tedesco “costruzione”):

Gli elettroni occupano gli orbitali a energia più bassa disponibili, secondo un ordine ben definito.

Questo ordine segue una regola empirica nota come regola di Madelung o regola di (n + l):
Gli orbitali con valore più basso di (n + l) vengono riempiti prima.
Se due orbitali hanno lo stesso valore di (n + l), viene occupato per primo quello con valore più basso di n.

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Aufbau

Ad esempio, l’orbitale 4s (n=4, l=0, quindi n+l=4) viene riempito prima del 3d (n=3, l=2, quindi n+l=5), nonostante 4s appartenga al livello energetico superiore.

L’applicazione del principio di Aufbau, insieme al principio di esclusione di Pauli secondo cui due elettroni nello stesso atomo non possono avere gli stessi numeri quantici e alla regola di Hund che stabilisce la massima molteplicità di spin, permette di scrivere la configurazione elettronica di qualsiasi elemento chimico e di comprendere la tavola periodica in termini di orbitali atomici.

Il ruolo degli orbitali atomici nella formazione dei legami chimici

Gli orbitali atomici non sono semplicemente delle regioni matematiche astratte: rappresentano il “luogo” dove si trovano gli elettroni e, quindi, dove avvengono le interazioni chimiche. La formazione dei legami chimici tra gli atomi è strettamente legata al comportamento e alla disposizione degli orbitali atomici.

Quando due atomi si avvicinano, i loro orbitali atomici si sovrappongono: questa sovrapposizione permette agli elettroni di essere condivisi tra gli atomi, dando origine a legami chimici. Ad esempio, il legame covalente nella molecola di idrogeno (H₂) si forma grazie alla sovrapposizione di due orbitali atomici 1s, uno per ciascun atomo di idrogeno.

La teoria degli orbitali atomici è alla base anche della teoria degli orbitali molecolari, secondo la quale i legami chimici si formano mediante la combinazione lineare degli orbitali atomici (LCAO, Linear Combination of Atomic Orbitals). Gli orbitali atomici combinati danno origine a orbitali molecolari, che descrivono la distribuzione elettronica nella molecola.

Inoltre, la forma e l’orientamento degli orbitali atomici determinano la direzionalità dei legami chimici. Ad esempio, gli orbitali p, con la loro caratteristica forma a doppio lobo, consentono la formazione di legami covalenti orientati nello spazio, dando origine a geometrie molecolari specifiche, come la disposizione lineare per molecole come CO₂ o quella tetraedrica come nel metano CH₄.

Anche le proprietà chimiche e fisiche delle sostanze, come la polarità delle molecole, il momento dipolare e la reattività, sono strettamente legate alla disposizione e al tipo di orbitali atomici coinvolti nei legami. Senza la comprensione degli orbitali atomici, non sarebbe possibile spiegare né la chimica dei composti inorganici né la complessità delle molecole organiche.

Tecniche sperimentali per lo studio degli orbitali atomici

Gli orbitali atomici sono concetti teorici che derivano dalla meccanica quantistica e non possono essere osservati direttamente come oggetti fisici. Tuttavia, diverse tecniche sperimentali permettono di ottenere informazioni preziose sulla distribuzione elettronica e sulla struttura degli orbitali atomici, confermando così le previsioni teoriche.

Spettroscopia atomica

La spettroscopia atomica studia le linee di emissione e assorbimento degli atomi quando gli elettroni cambiano stato energetico, passando da un orbitale a un altro. L’analisi di questi spettri permette di dedurre i livelli energetici degli orbitali atomici e di confermare la loro struttura discreta.

Diffrazione di elettroni

La diffrazione di elettroni utilizza elettroni accelerati che interagiscono con gli atomi di un campione. Poiché gli elettroni si comportano anche come onde, la diffrazione consente di ottenere immagini della densità elettronica e di inferire la forma degli orbitali atomici.

Spettroscopia di fotoemissione (PES)

La spettroscopia di fotoemissione misura l’energia degli elettroni emessi da un materiale quando è irradiato da luce ultravioletta o raggi X. Questa tecnica fornisce informazioni dettagliate sugli orbitali atomici e sui livelli energetici occupati dagli elettroni.

Microscopia a effetto tunnel (STM)

La microscopia a effetto tunnel permette di visualizzare la densità elettronica sulla superficie di materiali a livello atomico. Attraverso l’analisi delle immagini STM, è possibile dedurre la distribuzione spaziale degli orbitali atomici.

Spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR)

Anche se più indiretta, la NMR può fornire informazioni sulla distribuzione elettronica intorno ai nuclei atomici, aiutando a comprendere la natura degli orbitali coinvolti nei legami chimici.

Queste tecniche sperimentali, combinate con i calcoli teorici della meccanica quantistica, hanno permesso di validare e approfondire il concetto di orbitali atomici, rendendolo uno strumento essenziale per la chimica moderna.

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